16 settembre 2014

L'assassino del giovane brasiliano era un gay represso, reduce da quelle maledette "terapie riparative"


Come molti altri siti, anche noi di Blondissime vi abbiamo riportato la tragica e complessa vicenda dell'assassinio di João Antônio Donati, il diciottenne brasiliano trovato morto in un campo alla periferia di Inhumas lo scorso mercoledì. Gli elementi hanno da subito portato a credere che il delitto fosse di matrice omofobica (il cadavere è stato trovato con un biglietto in bocca, recante il seguente messaggio: Fermiamo la piaga dei gay). La polizia ha identificato l'assassino, l'agricoltore ventenne Andrie Ferreira da Silva e ricostruito la vicenda. L'agricoltore avrebbe abusato di Joao prima di torturarlo e soffocarlo. L'atto sessuale andava apparentemente a contrastare con la scritta omofoba e con le dichiarazioni dell'omicida che continuava insistentemente a sostenere di non essere gay, se non fosse per gli elementi che sono emersi in seguito. Andrie si era sottoposto a quelle dannate terapie che si pongono l'assurdo e sbagliato obiettivo di "guarire l'omosessualità". Sì perché ancora oggi esistono le "terapie riparative" e purtroppo vengono spesso promosse dalla chiesa e non condannate dalla politica. L'omofobia è la malattia, l'omosessualità è solo una delle tante sfumature della sessualità e reprimerla può avere effetti devastanti, così come reprimere altri sani istinti che fanno parte della nostra natura. La brutalità del gesto dell'assassino di Andrie ne è la prova. 

Altre terribili notizie stanno giungendo da diverse parti del mondo e noi continueremo a parlarne, eppure, nonostante la gravità di questi fatti, nessuno in Italia ha speso una parola, non sono servite nemmeno le parole dell'amatissima Laura Pausini a ridestare l'attenzione dei mass-media, troppo impegnati a parlare di orsi e di Belén. 



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