21 luglio 2014

Insegnante licenziata dalle suore perché non smentisce di essere lesbica


Trento, Istituto del Sacro Cuore. A un'insegnante non viene rinnovato il contratto perché è lesbica. Dopo che il caso è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica dai rappresentanti locali della Lista Tsipras, i vertici della scuola cattolica hanno prima cercato di giustificare il mancato rinnovo del contratto con generiche motivazioni di tagli del personale. Poi è arrivata la presa di posizione della direttrice, la madre superiora Eugenia.

Questo lo svolgimento dei fatti, come raccontato dall’insegnante. Prima è stata convocata dalla direttrice, ma il personale non le ha permesso di accedere alla segreteria, facendola accomodare nella saletta del ricevimento. «Evidentemente – dice la docente – quell’incontro non doveva avere testimoni. La direttrice mi ha fatto i complimenti per il mio lavoro, ma poi mi ha spiegato che c’era un problema: le voci che circolavano sul mio conto. Ho capito subito che si riferiva al mio orientamento sessuale. Mi ha chiesto semplicemente di smentirle, in cambio l’istituto avrebbe chiuso un occhio. Mi ha chiesto se è vero che ho una compagna: le ho risposto che sono cose che attengono alla mia sfera privata, estranee alla mia professione, che la mia vita sessuale e sentimentale non può essere oggetto di una discussione. Sapevo che il mio contratto sarebbe scaduto, non ho pensato ad impugnare il provvedimento, anche perché non volevo più avere nulla a che fare con un istituto che ha una posizione così scorretta, omofoba, fuori dalla Costituzione». 

Incredibili le dichiarazioni della madre superiora Eugenia Libratore che hanno fatto esplodere il caso anche sul fronte politico, in quanto l’istituto riceve finanziamenti pubblici. «Le ho detto che avevo saputo di quelle voci, che speravo fossero solo dicerie, perché devo tutelare l’ambiente scolastico – ha dichiarato la religiosa – Dovendo scegliere un’insegnante per una scuola cattolica, devo fare valutazioni anche dal punto di vista etico morale. Qui ci sono mille studenti, il nostro istituto ha una sua caratteristica, aspetti educativi e orientativi propri: dobbiamo difenderli, a tutti i costi». 

Immediata la reazione della Cgil, di Arcigay e delle più importanti associazioni che richiedono l’intervento del ministro Giannini. L’assessore provinciale alle Pari Opportunità, Sara Ferrari, ha sottolineato come l’ordinamento italiano vieti licenziamenti discriminatori basati sull’orientamento sessuale del lavoratore. 
Minaccia di intervenire anche la Provincia Autonoma di Trento. «Se il motivo della mancata conferma in servizio della professoressa fosse da ricondurre a motivazioni attinenti l’orientamento sessuale della stessa – ha detto il presidente della giunta provinciale, Ugo Rossi (Partito autonomista trentino tirolese) - è evidente che ci sarebbe la necessità di un immediato approfondimento da parte della Provincia, per il quale ci si riserva fin d’ora ogni valutazione». 
 
Immediata la risposta del ministro Giannini a poche ore dalla denuncia del triste fatto. Il ministero "valuterà il caso di Trento con la massima rapidità" e se emergesse un episodio "legato a una discriminazione di tipo sessuale agiremo con la dovuta severità", risponde prontamente il Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini. Il ministero intende procedere - ha spiegato - a "un confronto chiaro e doveroso con le parti coinvolte. In queste ore sto raccogliendo gli elementi utili a comprenderne tutti gli aspetti. Laddove ci trovassimo di fronte a un caso legato ad una discriminazione di tipo sessuale agiremo con la dovuta severità".

fonti: lastampa.it; quotidiano.net

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